L’utilizzo di una serra bioclimatica può rivelarsi un’ottima fonte di energia supplementare, che richiede un minimo investimento iniziale e ha un impatto sull’ambiente estremamente contenuto.
Questo tipo di serra – anche chiamata serra solare o serra captante – non è il consueto locale impiegato per ospitare piante e fiori e fornire loro protezione, riscaldamento e luce.
Si parla invece di una costruzione realizzata secondo certe caratteristiche dell’architettura biocompatibile che la distinguono dalle serre comuni e dalle verande e permettono un accresciuto risparmio energetico.
Innanzitutto, una serra bioclimatica deve avere pareti di vetro su un minimo di tre lati – di cui uno confinante con un edificio – ma può anche essere interamente integrata al suo interno. Grazie all’ampia superficie vetrata e ad un preciso orientamento rispetto ai punti cardinali (preferibilmente verso sud), la luce solare in entrata sarà maggiore rispetto ad altri tipi di locale, con conseguente aumento dell’illuminazione naturale e del calore prodotto, e questo naturalmente significa risparmio sulle spese di riscaldamento.
Per quanto riguarda i materiali impiegati, la produzione di una serra bioclimatica è realizzata con infissi e materie ad alta efficienza energetica, che ottimizzano la concentrazione della luce ricevuta e richiedono un investimento economico alquanto contenuto, anche grazie alla possibilità di sgravi fiscali per alcuni tipi di infisso ad alto risparmio. Oltre al vetro, si possono utilizzare in varie combinazioni anche alluminio, legno-alluminio e PVC, con un abbattimento complessivo anche delle emissioni di CO2.
Oltre al risparmio sui consumi di energia, la produzione di una serra bioclimatica non comporta spese aggiuntive legate al catasto, poiché la legge lo considera un volume tecnico usato per sistemi passivi di risparmio, senza aumento della cubatura della casa. E’ poi un ambiente esteticamente gradevole e fruibile tutto l’anno come elemento vivibile e non solo per le piante.